Corona virus, in arrivo già nel 2021 i fondi per la ripresa per lo sviluppo rurale

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15 dicembre 2020

 

Consiglio e Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo che garantirà la disponibilità, già dal 2021, delle risorse per lo sviluppo rurale previste dal Fondo per la ripresa UE a partire dal 2023. L’intesa prevede l’arrivo di 2,4 mld di euro nel 2021 e 5,6 mld nel 2022, anticipando di fatto tutte le risorse aggiuntive destinate alle aree rurali dagli strumenti di sostegno straordinari, mentre la Commissione aveva proposto una distribuzione tra il 2022 e il 2024.

 

Consiglio e Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo che garantirà la disponibilità, già dal 2021, delle risorse per lo sviluppo rurale previste dal Fondo per la ripresa UE a partire dal 2023. L’intesa prevede l’arrivo di 2,4 mld di euro nel 2021 e 5,6 mld nel 2022, anticipando di fatto tutte le risorse aggiuntive destinate alle aree rurali dagli strumenti di sostegno straordinari, mentre la Commissione aveva proposto una distribuzione tra il 2022 e il 2024.L’accordo, che dovrà poi essere formalizzato nelle rispettive sedi, prevede ulteriori vincoli finanziari, vale a dire che il 37% delle risorse siano destinate a biologico, ambiente, contrasto al cambiamento climatico e benessere animale; il 55% dei fondi dovranno inoltre sostenere i giovani agricoltori e gli investimenti in grado di contribuire a rendere il settore più resiliente, sostenibile e digitalizzato.Aspetto importante da tenere presente è che la quota di fondi aggiuntivi che ogni Stato membro dovrà spendere in pratiche che generino benefici ambientali non dovrà essere inferiore a quella attualmente prevista per questa finalità nello sviluppo rurale. Tuttavia sarà possibile derogare al vincolo di destinazione del 55% per gli investimenti se necessario per raggiungere la percentuale minima prevista del 37% da destinare ad interventi agro-climatico ambientali. Il finanziamento delle misure che utilizzeranno i fondi aggiuntivi del Next Generation potrà essere fino al 100%; di conseguenza gli Stati membri potranno essere liberi di programmare o meno il cofinanziamento nazionale relativo ai fondi aggiuntivi stabilendo in questo caso una percentuale inferiore. Nell’ambito dell’intesa è previsto anche che gli investimenti che contribuiscano a migliorare la sostenibilità e la digitalizzazione debbano godere di un sostegno fino al 75% dei costi sostenuti. Viene inoltre innalzato il limite per l’aiuto alle start up dei giovani agricoltori nell’ambito dei fondi per lo sviluppo rurale da 70 a 100 mila euro. Un’ulteriore novità è quella di estendere l’attuazione della misura 21 “Covid-19” dello sviluppo rurale di sei mesi (30 giugno 2021), utilizzando fino al 2% del totale nazionale della dotazione FEASR 2014 – 2020. Tale novità deriva da una specifica richiesta italiana accolta ad ampia maggioranza degli Stati membri prima dell’ultimo trilogo sul regolamento transitorio del 27 novembre. I fondi aggiuntivi sono stati ripartiti tra gli Stati membri mantenendo il criterio storico di riparto dei fondi; la proposta prevede che all’Italia vengano assegnati fondi per circa 900 milioni di euro, suddivisi su base 30% e 70% tra gli esercizi finanziari 2021 e il 2022. Tale riparto percentuale deriva dalla necessità di non aggravare troppo l’annualità di spesa 2021, che già beneficerà di un’assegnazione superiore di risorse (c.d. “front-loading”) di 2,6 miliardi di euro rispetto alle successive annualità. Tali risorse aggiuntive sono tuttavia collegate all’approvazione del regolamento finanziario sul bilancio generale dell’unione (QFP 21-27) e del regolamento che istituisce lo strumento per la ripresa a sostegno dell’economia per fronteggiare la pandemia di Covid-19 (c.d. regolamento ERI – proposta della CE (2020) 441 final) che integrerà il bilancio dell’UE con nuovi finanziamenti provenienti dai mercati finanziari. Senza il via libera al bilancio pluriennale 21-27 non sarà possibile varare la proroga biennale delle regole in vigore 2021-2022, in attesa della riforma della PAC 23-27 in discussione.Pertanto, nelle istituzioni europee la partita non è ancora chiusa e, se è stato raggiunto un accordo di massima tra gli Stati membri lo scorso luglio, molti aspetti, come ad esempio la delicata questione sulle risorse proprie, devono essere ancora definiti. Un motivo di rallentamento è la proposta della Commissione è quella di vincolare i fondi europei al rispetto dei valori fondamentali dell’UE, al fine di dissuadere i governi da comportamenti anti democratici e che potrebbero ledere lo stato di diritto (condizionalità a protezione del bilancio UE). Polonia ed Ungheria, sono quegli Stati che rischiano di vedersi decurtare i fondi da un meccanismo stringente, e pertanto hanno utilizzato il loro potere di veto per bloccare l’approvazione del Next Generation Eu e del Quadro finanziario 2021-2027. L’intreccio con altri processi legislativi rischia di trasformare quindi l’approvazione dei pacchetti legislativi in una “maratona negoziale”, e molti considerano ormai inevitabile un ritardo sulla tabella di marcia.

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